domenica 8 luglio 2007

Un contributo dalla Calabria

Pubblico quanto ho ricevuto da un ragazzo calabrese che ha letto e trovato molto interessante l’articolo sulle mafie d’Italia in quanto lo tocca in prima persona.

«Vorrei affrontare in maniera più specifica e approfondita il problema del Mezzogiorno d’Italia.
I primi passi si compiono anche così, scrivendo un po’ di righe, che servono alla gente, soprattutto a quella del nord che è lontana da questa drammatica realtà, per capire cosa c’è a poche centinaia di chilometri di distanza da loro.
Tutto nasce alla fine del 1700, quando nel Nord Europa prima e nel Nord Italia poi si affermò l’Industrializzazione. Ciò non avvenne nel Sud Italia, ma perché? Il problema non era molto diverso da quello odierno, solo che allora esisteva un’altra organizzazione criminale simile alla n’drangheta di oggi (parlerò della n’drangheta in quanto calabrese, ma quello che dico vale anche per la camorra per la mafia e per la sacra corona unita, in quanto la mentalità criminale è uguale), cioè il Brigantaggio, nato dai Borboni che regnavano nel Regno delle due Sicilie. I briganti, già alla fine del ‘700, iniziavano a creare l’ambiente malavitoso e omertoso e a chiedere il cosiddetto “pizzo” ai commercianti. Ed è stato proprio un ambiente malavitoso in concomitanza con un governo borbonico ad impedire la nascita delle industrie.
Oggi la n’drangheta ha preso il sopravvento. La n’drangheta è un’organizzazione criminale che si addentra in qualsiasi settore; è diventata l’organizzazione criminale più potente al mondo, più potente sia della mafia siciliana sia di quella cinese e albanese, tant’è che la Colombia, per lo smercio di armi e di droga, si rivolge direttamente ad essa.
E’ potentissima. Si nasconde, ma c’è, ed è presente tra di noi. Il settore primario qui da noi non esiste, quello secondario neanche a parlarne; è rimasto soltanto il terziario, ma in mano a chi? Alla n’drangheta ovviamente, attraverso società occulte, con vari prestanome che gestiscono le attività ma che non sono i proprietari reali; quelli reali sono proprio loro. Le persone che non fanno parte del giro e che hanno un’attività vengono tormentate, messe al verde con un pizzo sempre più alto, fino a quando non sono costrette a chiudere e naturalmente il loro posto lo prenderà la n’drangheta.
Abbiamo il sole e il mare, ma senza crescita e sviluppo queste due cose sono sintomo soltanto di povertà. Le strutture alberghiere vengono gestite da loro e molti turisti non vengono proprio per paura di queste persone.
Esaminiamo ora il settore della politica. Perché i parlamentari non fanno nulla? Perchè non attuano nessuna politica di sensibilizzazione sociale contro i problemi causati dalla n’drangheta? Perchè non prendono tutti gli esponenti delle varie mafie italiane e li mettono tutti in galera ponendo fine ai problemi? (vi assicuro che potrebbero farlo perchè sanno dove si trovano, ma non vogliono farlo, e la polizia è sempre più corrotta). I parlamentari vengono eletti a suffragio regionale, quindi, in Senato i parlamentari della Calabria, della Sicilia, della Campania e della Puglia come hanno fatto a prendere tantissimi voti per salire? Naturalmente solo le organizzazioni criminali sono in grado di muovere un gran numero di voti e farli salire in carica. Essi poi devono ricambiare il piacere favorendo i criminali.
Settore della Magistratura. I componenti della magistratura sono eletti dai politici e i politici, come detto prima, sono eletti dai mafiosi, quindi è un circolo vizioso che coinvolge anche la giustizia e coloro che dovrebbero attuarla. Un esempio? Un giudice in carica in Calabria negli anni ‘90 voleva fare quello che Falcone e Borsellino fecero per la Sicilia, ma venne brutalmente assassinato dalla ndrangheta insieme alla sua scorta.
Veniamo ai giovani calabresi. Molti di loro si addentrano già da piccoli nelle attività criminali e quasi cinque quindicenni su dieci vivono in una condizione di povertà, di conoscenze anticamera della povertà economica. Molti di loro stanno al bar a suonare la tarantella, la canzone tipica calabrese, espressione della ndrangheta, espressione di un degrado sociale, economico e di un’influenza della ndrangheta molto forte. I giovani laureati come me non hanno speranza di fare carriera e avere un buon lavoro: devono emigrare al nord. Io ho 24 anni e mi sto specializzando in banca e finanza. Appena finisco mi trasferirò a Vicenza in cerca di fortuna; ma come me ce ne sono tantissimi che devono fare la stessa cosa se non vogliono finire nel tunnel dell’ignoranza e della povertà economica e culturale.
Veniamo all’aspetto cruciale: la mentalità. È proprio questa la ragione principale, oltre alla situazione di fondo, del degrado meridionale e del sopravvento delle mafie. Qui in Calabria il mafioso è considerato una celebrità, viene elogiato, viene lusingato. È la persona per bene che soccombe; la persona colta, istruita, che lavora, viene emarginata, messa da parte. Il contrario di quello che avviene al nord. Ecco perchè il nord cresce e noi torniamo indietro.
Qui le mafie stanno distruggendo tutto quello che c’è e nel momento in cui avranno bruciato ogni risorsa andranno in altri posti. Oggi la ndrangheta ha introiti per un valore complessivo superiore a quello delle entrate del bilancio dello Stato italiano.
La situazione e’ drammatica. Il poliziotto di quartiere non può fare nulla; è più corrotto lui di un politico: si prende le bustarelle piene di soldi dai “picciotti” della ndrangheta per non far nulla e per arrotondarsi lo stipendio.
Di fronte a tutto ciò, a noi giovani per bene del sud che abbiamo voglia di far carriera, di lavorare, di contribuire allo sviluppo economico e sociale del paese, cosa ci tocca fare? Andare via il più lontano possibile da qui e non tornarci più.
»
C.T.

Tutto questo è giusto secondo voi? Riflettiamoci tutti.